Un studio del 2004, intitolato “A deep stop during decompression from 82 fsw (25 m) significantly reduces bubbles and fast tissue gas tensions”, suggerisce un metodo per ridurre il rischio di malattia da decompressione nei subacquei. Nonostante ci siano state molte modifiche agli algoritmi di decompressione, l’incidenza di questa patologia nei subacquei è cambiata poco. I sintomi più gravi della malattia da decompressione coinvolgono il midollo spinale, con un tempo di dimezzamento del tessuto di soli 12,5 minuti.
Secondo lo studio, i protocolli di decompressione attuali non permettono l’eliminazione sufficiente di gas dai tessuti veloci, il che può portare alla formazione di bolle e al rischio di malattia da decompressione. Il metodo suggerito dallo studio consiste nell’introduzione di una “deep stop” durante la decompressione, ovvero una sosta a una profondità maggiore rispetto alle soste di decompressione tradizionali.
Lo studio ha coinvolto 22 volontari che hanno effettuato 181 immersioni a una profondità di 25 metri. Sono stati testati otto diversi protocolli di risalita, con velocità di risalita di 3, 10 o 18 metri al minuto, con o senza soste di decompressione superficiali o profonde.
I risultati dello studio hanno mostrato che l’introduzione di una deep stop ha significativamente ridotto la formazione di bolle e le tensioni di gas nei tessuti veloci. In particolare, il protocollo con una velocità di risalita di 10 metri al minuto e soste di 5 minuti a 15 e 6 metri di profondità ha mostrato il punteggio più basso di bolle e di tensioni di gas nei tessuti veloci.
In conclusione, lo studio suggerisce l’introduzione di deep stop durante la decompressione come un metodo efficace per ridurre il rischio di malattia da decompressione nei subacquei. Tuttavia, è importante notare che la decompressione è un processo complesso e la scelta del protocollo di risalita adeguato dipende da molti fattori, tra cui la profondità dell’immersione, la durata dell’immersione e la fisiologia individuale del subacqueo.
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