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Secondo una ricerca condotto dalla Oregon State University (OSU) in collaborazione con l’ente inglese CEFAS (Centre for Environment, Fisheries and Aquaculture Science) i pesci che vivono nell'oceano a profondità tra i 600 e i 1.600 metri soffrono patologie del fegato, tumori e altri problemi di salute che potrebbero essere legati all'inquinamento dell'uomo.

Dallo studio condotto nel Golfo di Biscaglia, fra Francia e Spagna è emerso che nei fondali si accumulano infatti metalli pesanti come mercurio, cadmio, piombo e pesticidi e i cambiamenti patologici delle creature che vivono a grandi profondità sono chiaramente associati all'esposizione a tossine e sostanze cancerogene. I ricercatori hanno riscontrato lesioni degenerative e infiammatorie in diverse specie sottolineando anche che la longevità di alcuni pesci che possono vivere fino a 100 anni può causare in questi animali l’accumulo di tossine.