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Il raddoppio del canale di Suez non è ancora completato, ma gli scienziati hanno già lanciato l’allarme: con questa nuova via d’acqua tra il Mar Rosso e il Mediterraneo sono centinaia le specie aliene che potrebbero invadere i nostri mari.

Nonstante la conclusione dell’opera, avviata lo scorso anno, sia prevista a breve, non esiste ancora una valutazione sull’enorme impatto ambientale che avrà e la comunità scientifica internazionale è molto preccupata. Bella Galil, dell'Istituto oceanografico israeliano, promotrice della lettera-appello di oltre 450 scienziati da 39 Paesi, ha spiegato che gli studiosi chiedono la realizzazione di una valutazione d'impatto ambientale trasparente e solida a livello scientifico, seguita da un'analisi del rischio e da misure di controllo e mitigazione. Fra i firmatari dell’appello, sono almeno un centinaio gli italiani, preoccupati per quello che potrebbe accadere un futuro alla flora e alla fauna dei nostri mari. L'Egitto dal canto sua ha informato la Commissione Europea che la valutazione dell’impatto ambientale è in corso e dovrebbe essere pronta entro maggio, con una prima analisi già a marzo e Bruxelles, in allerta sulla questione, è in contatto costante con Il Cairo e ha offerto alle autorità egiziane ampia assistenza tecnica.

Intanto gli ultimi dati dell'Agenzia europea dell'ambiente in partnership con l’Hellenic Centre for Marine Research (HCMR) confermano che il Canale di Suez è la principale fonte delle specie non indigene per il Mediterraneo, specie dagli anni '90, a seguito della sua espansione. E considerando tutti i mari europei, la stima di specie marine non autoctone ormai è arrivata a quota 1416.