Secondo un articolo pubblicato su PLoS ONE da Gabriel Vianna della University of Western Australia le informazioni sugli squali raccolte dai subacquei, nell’ambito della modalità di ricerca che viene definita Citizen Science, sono affidabili come i dati ottenuti tramite l’impiego delle strumentazioni tecnologiche normalmente utilizzati durante le ricerche scientifiche.
La popolazione di squali sta andando incontro ad un declino sempre più rapido e gli studi soffrono di una carenza costante di informazioni, ma l’aiuto dei subacquei e degli appassionati di mare potrebbe essere decisivo per la salvaguardia delle specie in pericolo.
Gli autori dello studio appena pubblicato hanno confrontato le informazioni raccolte da 62 guide subacquee durante 3.200 immersioni con i dati ottenuti grazie all’impiego della telemetria acustica. La ricerca svolta nell’arcipelago di Palau è durata 5 anni e alla fine i dati raccolti dalle guide subacquee sono stati molto simili a quelli raccolti con le strumentazioni tradizionali, motivo per cui secondo gli studiosi la collaborazione dei subacquei potrebbe essere davvero importante per lo studio e la salvaguardia degli squali di barriera.