Il 10 marzo del 241 a.C. in acque siciliane si svolse quella che è passata alla storia come la Battaglia delle Egadi, un sanguinoso scontro che, con la vittoria dei romani su Cartagine, segnò la fine della Prima Guerra Punica. Poderose le forze dispiegate sul campo di battaglia: contro le 200 navi romane i cartaginesi ne schierarono 250, ma le loro imbarcazioni cariche e mal equipaggiate non ressero il confronto e in breve 50 navi cartaginesi vennero affondate mentre 70 furono catturate insieme a tutti i loro equipaggi.
Pochi giorni fa, grazie alla campagna di ricerca coordinata dal Consorzio Pantelleria Ricerche e dalla Soprintendenza del mare della Regione Siciliana, durante la quale ben 10 archeologi subacquei hanno scandagliato i fondali, sono stati individuati alcuni resti della sanguinosa battaglia: a 60 metri di profondità, nelle acque di Pantelleria, sono riemerse trenta ancore di piombo, quattro anfore e quattro lingotti anch’essi di piombo.
Dopo la scoperta nel 2011 di 3.500 monete cartaginesi, arriva così un’ulteriore clamorosa scoperta resa possibile grazie alla mappatura dei fondali delle due baie da 8 a 100 metri di profondità realizzata in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra dell’università La Sapienza di Roma e del Cnr.
Il direttore delle ricerche Leonardo Abelli, archeologo dell’Università di Sassari, ha spiegato in un’intervista che la disposizione delle ancore e delle anfore lasciano ipotizzare che i resti appartengano ad una flotta cartaginese e ora gli esperti della Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana stanno lavorando ad un progetto per rendere accessibili a tutti i subacquei questi ritrovamenti.