Il governo giapponese non ha aderito alla normativa internazionale per la regolarizzazione del commercio della carne e delle pinne di squalo: secondo il comunicato ufficiale diffuso la settimana scorsa, il governo di Tokyo, infatti, ha deciso di non sottoscrivere la convenzione nonostante sia ormai noto da tempo che gli squali sono oggi una delle specie a più alto rischio di estinzione.
In relazione alla Convenzione elaborata dai 178 paesi membri del CITES, il cui obiettivo è proprio quello di aumentare i controlli e limitare il commercio internazionale di specie minacciate quali lo squalo pinna bianca, lo squalo smeriglio e 3 tipi di squalo martello, il Giappone ha espresso le proprie riserve attraverso le parole di un funzionario governativo che ha dichiarato «Il governo giapponese è dell’opinione che questo tipo di commercio debba essere gestito attraverso gli organismi e le leggi già esistenti».La popolazione mondiale di squali è stata drammaticamente decimata nel corso degli ultimi decenni e secondo gli studi della FAO ogni anno vengono uccisi più di cento milioni di esemplari a causa soprattutto delle loro pinne, ritenute una prelibatezza in tutti i paesi orientali.
Ora secondo la stampa giapponese, con questa ultima mossa il governo di Kyoto rischia seriamente di esporre il paese ad una critica globale, andando ad alimentare la già cattiva reputazione del Giappone legata in particolare alla caccia alle balene che le baleniere del Sol Levante conducono da anni in modo indiscriminato.