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Grazie al paziente lavoro di ricerca dell’Università Ca' Foscari, in collaborazione con l’Istituto per il restauro di Zagabria, sono stati individuati nei pressi dell’Isola di Mljet, in Croazia, i preziosi relitti di due antiche navi mercantili veneziane.

Il relitto più antico, databile intorno all’anno 1000, già noto, appartiene ad una nave da carico che si inabissò nei pressi di Capo Stoba, probabilmente durante il tentativo di entrare nella baia protetta di Okuklje durante una tempesta. Adagiata ad una quota di circa 27 metri, ha seminato sul fondale un carico di vetri e anfore, presumibilmente vinarie, di differenti forme e di fattura palestinese. Alcune di queste, ancora chiuse, verranno aperte tra qualche giorno a Zagabria e il loro contenuto potrà dare altre importanti informazioni.

È stato invece scoperto casualmente nel 2009, e risale alla fine del XVI secolo, il relitto di una nave proveniente da Costantinopoli con un carico di pregiata ceramica turca della città di Iznik che naufragò nei pressi dell’Isola di Mljet dopo aver speronato uno scoglio affiorante. Il ritrovamento della campana di bordo, una vera rarità, ha permesso di datare la costruzione al 1567 e fra i resti sono riemersi anche ancore, artiglieria in bronzo e oggetti di vita di bordo e inoltre, il ritrovamento di alcune monete di origine ottomana che riportano la data del 1574 indicano che il naufragio è certamente avvenuto dopo quell’anno. Sul sito sono state rinvenute monete di provenienza turca del sultano Selim Shah., vasellame in rame, ossa di maiale, bottiglie in vetro e molto altro. Caratteristica particolare dello scafo è la presenza di un doppio strato di fasciame che doveva assicurare un’estrema robustezza alla struttura, non sufficiente ad evitare l’affondamento in seguito all’impatto sullo scoglio semi-sommerso.

I risultati della missione di ricerca iniziata nel 2006 sono stati presentati da Carlo Beltrame, coordinatore delle operazioni e docente di archeologia marina, durante il convegno «I relitti di Venezia. Dal medioevo all'età moderna attraverso le ricerche archeologiche italo-croate in Dalmazia» che si è svolto presso la sede di Palazzo Malcanton Marcorà dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.

Beltrame ha spiegato che il relitto del XVI secolo, scivolato dopo l’impatto ad una profondità compresa fra i 35 e i 47 metri, ha richiesto un'organizzazione particolare negli scavi, con l'utilizzo tra l'altro di speciali miscele d'ossigeno. Nel corso delle indagini concluse nell’estate del 2012 si è ricorso anche all’uso di un mini ROV grazie al quale sono state individuate, a circa 50 metri di profondità, due ancore collocate sul ponte mentre una terza, identificata a -34 m, è testimonianza di un tentativo disperato di salvataggio della nave da parte dell’equipaggio che avrebbe tentato di gettare l’ancora per evitare l’impatto con lo scoglio.

Nel 2014 è prevista l’uscita di un volume che racconterà la storia di questi incredibili ritrovamenti.