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Sono stati resi noti nei giorni scorsi i dati del 2012 relativi agli attacchi degli quali registrati nel 2012 dall’ISAF, l’International Shark Attack File, database mondiale aggiornato dall’Università della Florida.

Nel 2012 si sono registrati in tutto il mondo 118 attacchi di squali, 80 dei quali rientrano nella categoria degli attacchi non provocati, dovuti cioè ad un contatto del tutto casuale fra uomo e animale, degli altri 38, invece,16 rientrano nella categoria degli attacchi provocati dall’uomo mentre i rimanenti incidenti registrati erano di altra natura (incidenti causati da imbarcazioni, morsi post mortem e casi dubbi)

Gli incidenti non provocati registrati nel 2012 sono leggermente aumentati rispetto al 2011, quando si rilevarono 78 incidenti in totale. Durante il XXI secolo gli attacchi registrati sono comunque aumentati in modo costante, nonostante la costante diminuzione della popolazione mondiale di squali, un fenomeno possibile a causa della sempre maggiore quantità di tempo che nel tempo gli esseri umani hanno dedicato agli sport acquatici e anche alla maggiore efficienza nella rilevazione degli incidenti da parte dell’ISAF.

La tendenza generale rilevata nel corso degli anni indica che il maggior numero di incidenti si sono registrati del Nord America e anche nel 2012 gli Stati Uniti hanno mantenuto il primato con un totale di 53 attacchi. Nel resto del mondo si sono verificati 14 incidenti in Australia, 4 in Sud Africa e 3 nelle isole Reunion, con casi singoli in Indonesia, Nuova Zelanda, Arabia Saudita, Tonga e alle Isole Canarie.

Secondo le statistiche i più esposti al rischio sono i surfers, vittime nel 60% dei casi, seguono i nuotatori, col 22% e per ultimi i subacquei, con solo l’8%.