Il relitto del Pozzino fu ritrovato nel 1974 dagli archeologi del Centro Sperimentale di Archeologia Sottomarina, una sezione dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri di Albenga, al largo del golfo di Baratti in Toscana. La prima indagine venne svolta nel 1982 e, a partire dalla fine degli anni ’80, iniziarono scavi sistematici condotti dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana in collaborazione con i corpi specializzati dell’Arma dei Carabinieri e dei Vigili del Fuoco.
Ora, il gruppo di studio coordinato da Erika Ribechini dell'università di Pisa che ha analizzato i reperti, ha finalmente scoperto l’utilizzo che potevano avere le antichissime pillole dal diametro di 4 cm, piatte e rotonde ritrovate sul relitto.
Secondo i risultati della ricerca, pubblicata sulla rivista dell'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti (Pnas), le pillole, composte principalmente da zinco e da altri ingredienti come ossido di ferro, amido, cera d'api, resina di pino, una miscela di grassi di origine animale e vegetale, resti vegetali come fibre di lino, carbone, amido, cereali e pollini, sarebbero state impiegate per la cura degli occhi, un utilizzo analogo quindi a quello dell’odierno collirio,
Già altro materiale di tipo medico era venuto alla luce dagli scavi dell’89 quando riemersero una ventosa bronzea per salassi, una brocchetta di stagno con filtro, 136 fiale di bosso, e alcuni contenitori di stagno, materiali rinvenuti in uno stesso spazio circoscritto che fece pensare alla possibilità che fossero rinchiusi dentro il cofanetto di un medico.