Un team di archeologi subacquei della Sapienza guidati di Eugenia Equini Schneider in missione in Turchia, ha portato alla luce presso, le coste di Elaiussa Sebaste, nella provincia turca di Mersin, giacimenti sommersi da collegare a due relitti di navi, l’una di età imperiale romana e l’altra risalente al VI-VII secolo d.C., con carichi di anfore e marmi.
Le ricerche durate due settimane e condotte da un’equipe di 5 subacquei hanno consentito di localizzare e documentare numerosi reperti.
In particolare le indagini condotte nello specchio d’acqua antistante il promontorio di Elaiussa hanno portato all’identificazione di una vasta zona ricca di manufatti in terracotta, litici, lignei e metallici. La quantità e la varietà dei materiali sembra attestare la presenza di due relitti, di cui è conservata parte del fasciame; il primo, più antico (II sec.d.C.), con carico prevalentemente composto di anfore iberiche e marmi, era pertinente a una nave in arrivo nel porto settentrionale della città.
Il secondo carico, di età bizantina, con materiali locali e di provenienza mista (dall’Egeo, dalla Palestina e dall’Africa) doveva appartenere a una imbarcazione che seguiva rotte di cabotaggio, con scali in diversi porti del Mediterraneo occidentale e orientale.
La città di Elaiussa Sebaste, l'odierna Ayaş, si estende su un promontorio e su un’ampia fascia costiera e fu uno dei principali porti commerciali della Cilicia, si trovava infatti all’incrocio fra le più importanti vie marittime e terrestri, in un punto di passaggio obbligato e di collegamento fra Siria, Palestina, Egitto e penisola anatolica.
«I rinvenimenti confermano l’importante ruolo svolto da Elaiussa all’interno delle principali rotte mediterranee di collegamento fra Siria, Egitto e penisola anatolica – precisa il direttore della missione Eugenia Equini Schneider, docente di Archeologia delle Province Romane alla Sapienza – una preminenza che è durata quasi otto secoli, dall’epoca augustea fino alla prima età bizantina».