Il collasso dei polmoni è considerato il meccanismo principale attraverso il quale i mammiferi marini che si immergono a grandi profondità limitano l’assorbimento di anidride carbonica e diminuiscono il rischio di incorrere nella malattia da decompressione. Gli studiosi dello Scripps Institution of Oceanography hanno condotto un nuovo studio sulle capacità di questi animali marini a resistere alla MDD monitorando, grazie ad un segnalatore elettronico, il comportamento di un leone marino durante una delle sue immersioni.
Hanno così scoperto che alla profondità di 225 metri i polmoni del mammifero hanno subito un collasso smettendo di rilasciare ossigeno e anidride carbonica nel sangue, attraverso questo sistema, gli organi riducono anche le loro dimensioni. Il leone marino ha così continuato la sua immersione arrivando ad una profondità di 300 metri, da qui ha iniziato la risalta e a 250 metri circa la pressione dei polmoni ha cominciato ad aumentare sempre di più fino a quando l’animale ha completato la risalita in superficie.
Il collasso dei polmoni si conferma dunque come una delle difese contro la malattia da decompressione messe in atto dai mammiferi marini e speriamo che questi studi possano aiutare gli studiosi ad aumentare le conoscenze scientifiche sulla MDD.