Sono stati ritrovati a luglio nei pressi della Secca dei Mattoni, ad una profondità di 30 metri, i resti di una nave romana il cui carico di anfore, databili al II secolo a.C. era già stato individuato alla fine degli anni ’80. Le ultime campagne di ricerca hanno però portato alla scoperta inaspettata, negli strati sottostanti, dell’intero corpo dell’imbarcazione, perfettamente conservata nella sua lunghezza complessiva di oltre 40 metri.
La scoperta è stata effettuata durante le operazioni di messa in sicurezza del sito, il cui obiettivo era quello di arginare la sottrazione delle anfore da parte dei tombaroli subacquei attraverso la posa di un sistema di protezione. Durante il cantiere di scavo il profilo del relitto ha cominciato ad affiorare, con grande emozione degli archeologi subacquei coinvolti: «L'emozione è stata grande, toccare un legno così antico è stata un'esperienza straordinaria – racconta Annalisa Zarattini, responsabile del nucleo operativo di archeologia subacquea della Soprintendenza del Lazio – Ritrovare la struttura dello scafo, le tracce autentiche di chi lo ha lavorato, la conformazione della chiglia, le sentine, è uno spettacolo che testimonia tutta l'abilità dell'uomo nel costruire».