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Negli ultimi 27 anni la Grande Barriera Corallina australiana ha perso la metà del suo corallo, secondo un nuovo studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences e realizzato dai ricercatori dell’Australian Institute of Marine Science (AIMS) di Townsville, la perdita sarebbe dovuta per il 48% dai danni causati dai cicloni, per il 42% dalla diffusione della stella marina Corona di Spine, che si nutre dei polipi del corallo e per un 10% dallo sbiancamento e dalla morte dei coralli, fenomeni causati dall’innalzamento della temperatura degli oceani.

«Non possiamo fermare le tempeste, ma forse siamo in grado di fermare la diffusione della stella marina responsabile di questa strage. Se riusciremo in questo, il reef forse riuscirà ad adattarsi all’innalzamento delle temperature e all’acidificazione degli oceani» ha dichiarato John Gunn, il Presidente dell’AIMS.

I risultati sono stati ottenuti grazie al più vasto e completo monitoraggio dei coralli mai realizzato sin ad ora, 100 reef sono stati sorvegliati dal 1985 fino al 1993 e per 47 scogliere sono state realizzate dettagliate indagini annuali. I ricercatori hanno speso in mare più di 2.700 giorni e l’impegno finanziario sostenuto dagli enti di ricerca è stato superiore ai 50 milioni di dollari.

Se non si interverrà subito, i coralli potrebbero dimezzarsi ancora entro il 2022, ha dichiarato a proposito Hugh Sweatman, uno degli autori dello studio: «I nostri dai mostrano che le barriere coralline possono riprendersi dai danni in un lasso di tempo compreso fra i 10 e i 20 anni. Allo stato attuale, pero, gli intervalli di tempo fra un disturbo e l’altro sono stati troppo brevi e il recupero non è stato possibile, questo fattore sta così causando perdite a lungo termine»

Lo studio completo è disponibile sul sito della rivista al questo link.