I resti di due imbarcazioni risalenti all’epoca romana sono stati ritrovati al largo delle acque della Grecia. L’annuncio è stato dato dal Ministro della Cultura ellenico che ha aggiunto che le navi, da una prima datazione approssimativa risalenti al II o III secolo, sono state rinvenute ad una profondità tra i 1000 e i 1500 metri durante una sondaggio sottomarino per la realizzazione di un gasdotto che avrebbe dovuto essere realizzato in collaborazione con l’Italia nel tratto di mare compreso fra la nostra penisola e Corfù.
I resti delle navi si trovano dispersi un’area di circa 200 chilometri quadrati nel tratto di mare compreso fra Corfù e Paxos. Una nave oceanografica greca equipaggiata di sonar a scansione laterale e telecamere ha filmato il carico disperso: si tratta di vasi e anfore utilizzate per il trasporto di prodotti alimentari sulle rotte verso il Nord Africa e poi ancora, utensili da cucina, pietre di zavorra e detriti che potrebbero essere identificati con i resti lignei delle imbarcazioni.
Per eseguire le prime analisi sono stati prelevati campioni di ceramica e un vaso di marmo, secondo gli studiosi i relitti rinvenuti a grandi profondità sono molto importanti dal punto di vista storico perché spesso sono più intatti di quelli ritrovati in acque poco profonde e dal loro studio è possibile trarre una grande quantità di informazioni.
Purtroppo la grave crisi finanziaria della Grecia sta avendo gravi conseguenze anche sull’archeologia, il dipartimento guidato dall’archeologa Angeliki Simossi, che si occupa della tutela di una vasta area marina dove giacciono numerosi relitti sommersi, ha subito drastici tagli di risorse e sta cercando ora in ogni modo di continuare a garantire la salvaguardia delle grandi ricchezze custodite nei mari greci.