Tempo di lettura: < 1 minuto

Il dott. Kaplin, professore di psichiatria e neurologia presso il Johns Hopkins Multiple Sclerosis and Transverse Myelitis Centers, e il dott. Becker, neurologo dell’International Center for Spinal Cord Injury al Kennedy Krieger Institute, hanno condotto recentemente uno studio nelle acque delle isole Gran Cayman nel quale sono stati coinvolti 10 pazienti paraplegici: lo scopo era quello di studiare l’effetto che le immersioni potrebbero avere sulla mente e sul corpo delle persone con lesioni al midollo spinale.

«Si tratta di uno studio pilota ma i primi risultati sono incoraggianti» hanno dichiarato i due medici che in passato sono già stati pionieri nel campo della medicina subacquea curando con successo tramite le immersioni una ragazza affetta da mielite traversa, malattia in grado di condurre alla paralisi completa in pochissimo tempo.

La chiave delle cure subacquee parrebbe essere nella profondità, secondo i due ricercatori, infatti, quando ci si immerge in profondità e i gas presenti nel sangue cambiano, si può ottenere l’incremento dell’ossigenazione dei tessuti ed è possibile che questo ne stimoli la rigenerazione.

I risultati delle ricerche verranno presentati a settembre e chissà che la subacquea non possa davvero dare nuove speranze nella cura delle disabilità.