Raimondo Bucher è stato un personaggio leggendario: pilota di caccia durante la seconda guerra mondiale alla fine del conflitto scoprì i fondali marini, una passione che divenne bruciante e alla quale dedicò tutta la sua esistenza.
Ora un libro appena uscito edito da La Mandragola, curato dalla compagna Luciana Civico e dallo storico della subacquea Fabio Vitale, attraverso gli scritti di Bucher e gli articoli di cronaca che raccontano le sue temerarie immersioni, fa un po’ di luce su un personaggio unico ma certamente dal carattere non facile e, forse per questo, ancora controverso.
Il «comandante» così come era soprannominato divenne una leggenda già alla fine degli anni ’40 raggiungendo una fama planetaria grazie alle sue imprese subacquee, nel 1950 conquistò infatti il record mondiale di apnea raggiungendo l’incredibile profondità, per l’epoca, di 30 metri, record che polverizzò del 1952 arrivando a –39.
Atleta e artista (collaborò con Folco Quilici alla realizzazione del celeberrimo film «il Sesto Continente») fu anche un ingegnoso inventore e sperimentatore, fu infatti il primo ad utilizzare l’O-Ring: dopo averlo visto ad una meccanico mentre smontava il carrello di atterraggio di un caccia americano, Bucher ebbe l’intuizione che sarebbe stato perfetto per le custodie subacquee.
Fu uno dei primi, già nel 1958, a sostenere la necessità della realizzazione delle Aree Marine Protette per la difesa del mare dalle minacce dell’uomo e continuò ad immergersi fino ad oltre 90 anni.
Morì nel settembre del 2008 e questo libro è una bella occasione per riscoprire un personaggio davvero unico, un vero pioniere che tanto ha fatto per il mare.