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Gli scienziati dell’Università di Bangor in Scozia hanno dimostrato che gli squali frequentano i reef per godere dei servizi di pulizia dei pesci pulitori e liberarsi degli ingombranti parassiti che vivono sul loro corpo, correndo in alcuni casi anche dei rischi a causa della possibilità di interferire con le attività umane.

L’articolo, pubblicato sulla rivista PloS ONE, descrive il primo studio di questo genere relativo ad un gruppo di squali volpe osservati durante i loro movimenti nelle basse acque costiere il cui scopo era l’interazioni con i tordi, specie di pesci pulitori che si nutre di parassiti e tessuti morti.

I ricercatori hanno dimostrato che gli squali visitano regolarmente quelle che potremmo definire stazioni di pulizia e qui adattano i loro comportamenti al fine di facilitare i servizi di pulitura cercando anche di attirare i pesci che si nutrono dei parassiti che vivono sul loro corpo.

I luoghi dove questi predatori dei mari si recano per effettuare questa sorta di toilette sono però a rischio di essere colpiti dalla pesca con la dinamite che ancora è comune in alcune zone nelle acque poco profonde e la collaborazione fra pesci pulitori e squali purtroppo è spesso disturbata dall’azione dell’uomo.

Da qui la necessità di provvedere in fretta alla protezione di questa ecologia comportamentale degli squali. John Turner, professore presso la School of Ocean Sciences, ha dichiarato: «La ricerca dimostra in modo chiaro e senza lasciare spazio a dubbi perchè squali oceanici spesso raggiungono le acque basse della costa e ha anche messo in evidenza l’importanza di preservare questo comportamento dall’interferenza umana».