L'International Shark Attack File (ISAF) è un ente gestito dal Florida Museum of Natural History e dall'Università della Florida sotto l'egida della Società Americana degli Elasmobranchi, la principale organizzazione internazionale che riunisce gli studiosi che si occupano di squali e razze. Dalla sua creazione nel 1958, l’ISAF ha creato un database mondiale che registra e cataloga gli attacchi di squalo che avvengono in tutto il mondo ed è oggi la fonte di documentazione più attendibile in questo campo.
Per il 2010, l’ISAF ha indagato su 115 attacchi ad esseri umani, 79 dei quali sono stati casi di aggressioni non provocate dall’uomo. Vengono definiti attacchi non provocati dall’uomo gli incidenti in cui si verifica un’aggressione da parte di uno squalo che si trova nel suo habitat senza che vi sia stata nessuna azione preventiva da parte della vittima. Gli attacchi provocati sono invece quelli che si verificano quando è l’essere umano a cercare il primo contatto, come nel caso di un subacqueo che cerca di accarezzare l’animale o un pescatore che viene morso mentre libera uno squalo da una rete da pesca.
Dei 115 incidenti occorsi nel 2010, 36 non rientravano nella categoria degli attacchi non provocati, di questi 22 sono stati classificati come attacchi provocati, 3 erano casi di attacchi ad imbarcazioni mentre 5 riguardavano morsi post-mortem.
Gli attacchi non provocati sono stati invece 79, un numero superiore ai 63 del 2009 e il più alto dal 2000 quando si verificarono 80 attacchi di questo tipo. Il numero di attacchi non provocati ha visto un costante aumento negli anni, probabilmente dovuto alla crescita delle occasioni di contatto fra uomo e squalo.
Il numero di interazioni squalo-uomo in un anno è infatti direttamente proporzionale alla quantità di tempo che gli esseri umani passano in acqua e visto che la popolazione mondiale è in costante aumento, così come il numero di persone che pratica attività acquatiche, le occasioni di incontro sono destinate a crescere nonostante la popolazione di squali sta diminuendo.
Oltre a questo, nel valutare i dati delle ultime statistiche, dobbiamo anche considerare che l’efficienza dell’ISAF del monitorare gli incidenti a livello mondiale è andata migliorando nel corso degli anni. Nel 1988 l’istituto si è infatti trasferito al Florida Museum of Natural History sviluppando delle cooperazioni a livello internazionale che hanno consentito l’ampliamento della sua attività e la possibilità di rilevare in modo più efficace gli attacchi a livello globale.
Nel 2010 sono stati 6 gli incidenti fatali per quanto riguarda gli attacchi non provocati, un numero leggermente maggiore della media degli ultimi anni, 4,3; i decessi sono avvenuti in Egitto (1), Australia (1), Sudafrica (2), Florida (1), e California (1).
Come di consueto, il maggior numero di attacchi non provocati si è registrato in acque americane, (42%, 32 attacchi). Altrove gli incidenti sono accaduti in Australia (14), Sud Africa (8), Vietnam (6) e Egitto (6), con un singolo episodio registrato in ognuna di queste località: Bahamas, Brasile, Isole Figi, Madagascar, Isole Mascarene, Isole Salomone, Isole Canarie, Tonga e Emirati Arabi Uniti. Surfisti e bagnanti sono state le categorie più colpite, rispettivamente il 50,8% e il 37,7%, seguono subacquei e snorkelisti con l’8,2% e bagnanti su materassini e gommoni con il 3,3%.