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L’Agenzia Regionale per l’Ambiente Toscana lancia l’allarme plastica per il Mar Mediterraneo: secondo uno studio realizzato dalla struttura oceanografica Daphne di ARPA Emilia Romagna per Legambiente, la densità dei residui inquinanti derivanti dalla plastica, in alcune zone del nord Mediterraneo sarebbe addirittura superiore a quella registrata nel Pacifico all’interno della ormai tristemente nota isola di plastica che galleggia in mezzo all'Oceano Pacifico.

In Italia dal Primo gennaio di quest’anno è entrata in vigore la normativa che vieta l’utilizzo di buste di plastica non biodegradabili e i dati sul nostro mare riguardanti i vecchi sacchetti sono a dir poco preoccupanti. Uno studio realizzato dall'istituto francese Ifremer in collaborazione con l’Università di Liegi ha reso noto che su 40 stazioni analizzate nelle acque di Francia, Spagna e Nord Italia, nel 90% dei casi e' stata riscontrata la presenza di rifiuti in plastica, per la maggior parte frammenti del peso medio di 1,8 milligrammi, entro i 20 centimetri dalla superficie dell'acqua.

La concentrazione piu' alta di rifiuti è stata trovata a largo dell'Isola d'Elba, dove il numero di frammenti rilevato è di 892.000 elementi, contro una media di 115.000 frammenti plastici per chilometro quadrato. Il dato è confermato da ARPA Toscana, secondo cui in ogni ora di pesca con le reti a strascico vengono prelevati 4 kg di rifiuti, il 73% dei quali costituito da materiale plastico, soprattutto sacchetti. Il dossier di ARPA Toscana, inviato al Ministero dell'Ambiente, dovrebbe servire a perorare in sede europea la causa del bando italiano ai sacchetti, il terzo rifiuto più trovato dopo residui di sigarette e bottiglie secondo l'Unep, ma di gran lunga il più pericoloso per la vita marina.

La Commissione Europea a breve si dovrà infatti pronunciare sul ricorso dei produttori contro la legge italiana, giudicata in contrasto con la direttiva Ue sugli imballaggi.