Un’antica ancora è stata ritrovata a 40 metri di profondità nelle acque dell'Area Marina Protetta di Punta Campanella, a Vervece, tra la Costiera amalfitana e la Penisola sorrentina. Fino ad oggi era sempre parsa a tutti i subacquei una semplice pietra adagiata sul fondo, si trattava in realtà di un’ancora antichissima, usata tra il 1.000 e il 600 a.C. dalle popolazioni del Mediterraneo orientale. Che giaceva in fondo al mare del Vervece da quasi 3mila anni.
Il reperto presenta un foro superiore che serviva da attacco delle cime, e gli altri due fori inferiori per inserire dei pezzi di legno capaci di esercitare una certa presa sul fondale, in aggiunta all’effetto di gravità e al peso che variava dai 50 ai 100 kg. Prima di questo tipo di ancora esistevano soltanto semplici pietre non lavorate, o con una scanalatura al centro, e attaccate ad una cima. Allineata con altre pietre simili, inoltre, quest’ancora poteva essere usata anche per fissare le reti da pesca in uso all’epoca.
«É un ritrovamento molto importante- ha sottolineato l’archeologa Tommasina Budetta, responsabile della Soprintendenza per i beni archeologici in penisola sorrentina- Solo in altri tre luoghi della Campania sono state ritrovate ancore come quella rinvenuta al Vervece. Ora approfondiremo le ricerche per scovare, laddove ci fosse, qualche graffito sul reperto, in modo da avere indicazioni più precise sul luogo di provenienza».