Tempo di lettura: < 1 minuto

Le zone morte, cioè le aree con livelli di ossigeno così bassi da impedire qualsiasi forma di vita, stanno aumentando in tutti gli oceani del pianeta: l’allarme è stato lanciato nei giorni scorsi dagli oceanografi dell’Universtà James Cook di Townsville in Australia che, passando in rassegna decine di studi svolti dal 1960 ad oggi, hanno scoperto che le aree dove la vita è impossibile a causa della scarsità di ossigeno sono raddoppiate ad ogni decennio trascorso.

Secondo gli studiosi le cause principali sarebbero il cambiamento climatico, la pesca eccessiva e gli scarichi di sostanze nutrienti che creano fioriture di alghe e di batteri, che a loro volta sottraggono ossigeno all'acqua.

I luoghi del pianeta dove il problema sembra essere particolarmente preoccupante sono il Pacifico al largo della costa orientale dell'Australia e della Cina, il Golfo del Messico e l'Atlantico meridionale al largo della Namibia. Dal 2000 al 2008 sono state individuate ben 400 zone morte contro le 300 scoperte negli anni 90 e le 120 degli anni 80.