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Il laboratorio di fotometria e illuminotecnica dell’Istituto nazionale di ottica applicata del Consiglio nazionale delle ricerche (Inoa-Cnr), guidato da Luca Mercatelli, ha da poco brevettato degli occhiali subacquei per l’apnea davvero speciali, in grado di fornire una visione corretta in immersione e in superficie. E inoltre, la grande novità è che non sarà più necessario compensare durante la discesa.

«Il sistema ottico comprende una lente convergente e alcune camere divise da setti trasparenti. – hanno spiegato i ricercatori – In immersione, le camere si riempiono d’acqua: in sostanza lavora esclusivamente la lente convergente. Alla riemersione però, l’acqua di una delle camere defluisce attraverso alcuni fori, mentre quella di un’altra, non forata, rimane all’interno. L’occhio in entrambi i casi si trova sempre a contatto con soluzione fisiologica, non irritante, mantenuta all’interno degli occhialini grazie alla pressione dei poggia-occhio in silicone».

Quando si riemerge, il sistema ottico permette la formazione di una lente d’acqua, che neutralizza l’effetto della lente convergente e offre una visione nitida anche in superficie. La visione corretta si ripristina immediatamente appena si alza la testa dall’acqua, perché lo svuotamento del setto forato è istantaneo.

«Nell’apnea molto profonda le normali maschere non si possono usare, nemmeno quelle a volume ridottissimo – spiega Luca Mercatelli – La maschera, in immersione, all’aumentare della profondità, deve essere compensata immettendovi aria dal naso. Ma farlo a profondità elevata è impensabile, a causa della legge di Boyle: il volume è inversamente proporzionale alla pressione e se la pressione ambiente è elevata, come accade ad alta profondità, la compensazione della maschera potrebbe richiedere fino al 15-20% della capacità polmonare».

L’idea attende ora di trovare un’azienda che dia il via alla produzione e al lancio sul mercato.