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Da anni la sopravvivenza delle barriere coralline di tutto il mondo è minacciata dal riscaldamento globale.
Che fare per tentare di salvarle? In Thailandia hanno trovato un metodo alquanto originale.

All’inizio di agosto infatti sono stati inabissati nelle acque del golfo della Thailandia 25 carri armati dismessi, 200 vagoni ferroviari da rottamare e altrettanti cassonetti per la spazzatura: serviranno come «casa» a miliardi di uova e larve di coralli, spugne, anemoni e crostacei altrimenti destinati a morte certa. L’iniziativa fa parte di un progetto iniziato all’inizio del 2009 il cui scopo principale è quello di tentare il ripopolamento di questi mari situati in una delle zone più povere del paese dove la pesca è fra risorse principali della popolazione.

Ma non sarà pericoloso tentare il ripopolamento riciclando tonnellate di ferro arrugginito?
I biologi si dividono sui rischi che comporterebbe destinare ferraglia ormai inutilizzabile alla creazione e alla conservazione delle barriere coralline.

Interpellato sull’argomento, Mario Spovieri, geochimico dell’Istituto per l’ambiente marino e costiero del CNR di Mazara del Vallo, mette in guardia sui rischi di contaminazione causata da sostanze che potrebbero penetrare nella catena alimentare, le carcasse militari, infatti, possono rilasciare iprite e altri materiali sconosciuti alla scienza. Piombo, mercurio e altri contaminanti sono invece le sostanze nocive che potrebbero essere rilasciate in mare da carcasse ferrose come i cassonetti per la spazzatura.

Di altro avviso è invece Sarine manoukian, biologo dell’istituto di scienze marine del CNR di Ancona che studia da anni questi inabissamenti provocati per ripopolare la fauna ittica. Durante le sue ricerche condotte nel corso degli anni su siti creati utilizzando materiali ferrosi di scarto pare infatti che non sia mai stato rilevato inquinamento di alcun tipo.

Certo è che anche ad un profano il rischio per l’ambiente sembra notevole: speriamo che alla fine il gioco valga la candela.