Qualche settimana fa nel Tirreno Meridionale, al largo della Calabria, di fronte a Capo Vaticano, è stato scoperto un vulcano spento da circa 1 milione di anni: ha una sommità di 120 metri sotto il livello del mare e si estende per circa 15 chilometri.
Il vulcano, il 29° sul suolo italiano, è stato scoperto da un gruppo di ricerca studiosi dell’Università della Calabria e dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
La sua presenza è stata rivelata in prima istanza dalla scoperta di vasti depositi di pomice, dello spessore di circa 6 metri, il segno inconfondibile di una eruzione esplosiva simile a quella che colpì Pompei del 79d.C.
Questa traccia ha convinto gli studiosi ad approfondire le ricerche attraverso i rilevamenti aereomagnetici: un elicottero dotato di sensori ha sorvolato per giorni lo specchio d’acqua compreso tra la costa e le Eolie e ha registrato le differenze nel campo magnetico determinate dalla presenza di minerali ferrosi tipici delle aree vulcaniche.
Elaborando i dati si è poi giunti alla conclusione che, in corrispondenza di quella che oggi le carte nautiche segnalano come una secca, c’è la sommità di un vulcano, addirittura più antico delle Isole Eolie.
Ma oltre agli aspetti scientifici della scoperta, gli studiosi hanno evidenziato anche alcune importanti opportunità di sviluppo per il territorio, a cominciare da quello che potrebbe rappresentare un vero e proprio tesoro a portata di mano: ricchi giacimenti di manganese, un metallo insostituibile in alcune produzioni siderurgiche che solitamente abbonda negli abissi oceanici dove, però, l’estrazione è difficile e costosa.