I subacquei professionisti sono in grado di riconoscere i sintomi dell’ansia e possono essere così riassunti:
1. Respirazione accelerata o iperventilazione
2. Tensione muscolare
3. Articolazioni bloccate
4. Occhi spalancati o evitamento contatto visivo
5. Irritabilità o distraibilità
6. Comportamento di fuga verso la superficie
7. Temporeggiare
8. Problemi immaginarie riferiti all’attrezzatura o alle orecchie
9. Essere logorroici o distaccati e silenziosi
10. Mantenere una presa stretta in acqua
Inoltre tutte queste sensazioni possono essere aggravate da un aumento progressivo e rapido della sintomatologia tale da non essere più gestibile.
Poiché l’ansia ha una base di soggettività estremamente importante è necessario che coloro che si avvicinano a questa attività conoscano le proprie capacità di gestione dell’ansia e sappiano, essendo in contatto con le informazioni che il corpo invia, riconoscerne i sintomi.
Un aspetto non meno importante è rivestito dalla sintomatologia da attacchi di panico.
Studi epidemiologici hanno evidenziato che in Italia il disturbo d’ansia ha una prevalenza nel corso della vita pari a 11,1%, mentre per il disturbo dell’umore del 11,2%; analoghi risultati (13,6% e 6,4%) sono stati ottenuti valutando la prevalenza del disturbo in un campione non istituzionalizzato in sei diversi paesi europei (Belgio, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi e Spagna). Gli attacchi di panico si presentano con una percentuale che varia tra 1,6% al 4,7%.
Uno studio di Morgan sui subacquei ha evidenziato che il panico è più alto tra le donne (64%) rispetto agli uomini (50%) e che questi ultimi nel 48% dei casi percepisce questo come una minaccia alla vita.
Gli studi specifici sui subacquei non sono numerosissimi, come riporta Capodieci però: «individui ansiosi, sottoposti a esercizio fisico intensivo mentre indossavano una maschera, se la strappavano via dal viso se credevano di non poter respirare adeguatamente. È stato riferito di subacquei in preda al panico che si toglievano l’erogatore e resistevano se il compagno cercava di rimetterglielo in bocca».