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Possono fiutare una goccia di sangue in mezzo a un milione di gocce di acqua di mare: ora il mistero sull’incredibile fiuto degli squali è stato risolto.

Gli studiosi hanno infatti dimostrato che questi temibili cacciatori hanno un olfatto stereofonico in grado di rilevare in mezzo secondo un odore che passa da una narice all’altra.

Durante l’esperimento, un ricercatore si è immerso in una vasca con 50 litri di acqua di mare indossando un copricapo costituito da due tubi che conducevano ognuno l’odore di un calamaro ad una singola narice dello squalo. Ha così scoperto che questi pesci per orientarsi e trovare ciò che cercano uniscono una serie di informazioni che forniscono poi la direzione per raggiungere l’obiettivo.

Se l’intervallo di tempo che l’odore impiega a passare da una narice all’altra è minore di mezzo secondo, gli squali voltano la testa verso il lato dove hanno avvertito per la prima volta l’odore ma se invece il passaggio dell’odore impiega un secondo o più, ci sono le stesse probabilità che il pesce giri la testa indifferentemente a destra o a sinistra.

Spiegano i ricercatori: «La maggior parte delle creature è dotata di due sensori che servono per rilevare gli odori – narici o antenne, per esempio – con gli odori sono dispersi acqua, la situazione diventa molto più complessa».

Queste ricerche potrebbero anche aiutare nella costruzione di robot sottomarini con la capacità di fiutare perdite di sostanze chimiche, macchine che potrebbero essere molto utili in incidenti simili a quello accaduto di recente nel Golfo del Messico e che si sta rivelando una vera catastrofe ambientale